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Buon compleanno Alex Zanardi di Marino Bartoletti

Tutti noi che abbiamo conquistato i primi 50 anni ci abbiamo messo qualcosa per arrivarci

Chi il coraggio, chi la fortuna, chi la tenacia, chi la passione, chi la pazienza, chi la normalità, chi persino l’eroismo. E qualcosa di loro ci metteranno anche quanti, prima o poi, vi approderanno. Ma tu ci hai messo di più: molto di più! Tu hai battuto la Morte! Non è una foto macabra quella che mi piace allegare a questo mio modestissimo pensiero: è una foto di sfida, una foto di vittoria!

L’ha realizzata Andrea Bardi su commissione del Dottor Costa, ”l’amico decisivo” per la tua Seconda Vita. Si ispira al “Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman: un capolavoro, una pietra miliare. Ma nel film il protagonista, Antonius, pur arrivandoci più preparato, più sereno e più forte, perde la sfida a scacchi con quella che Roberto Vecchioni chiama la Nera Signora. Tu Alex, no. Tu ha schivato la falce. Tu hai accettato l’appuntamento che ti aveva dato, ma ti sei fatto beffa di lei, lasciandole solo una parte di te: il trofeo della sua sconfitta.

Non ho citato a caso Roberto Vecchioni, perché su questa partita a scacchi dell’Uomo con l’Eterna Nemica, ha scritto una delle sue canzoni più belle: più profonde, eppure non da tutti immediatamente compresa nel suo terribile significato. Molti, ascoltando “Samarcanda”, seguendone il ritmo incalzante, la forza della ballata, quasi il sapore di filastrocca, non ne hanno colto la metafora che è quella dell’Ultimo Appuntamento: al quale noi stessi decidiamo di andare. Anzi, verso il quale spesso – disperatamente – corriamo.

“Samarcanda” è la storia di un guerriero, il preferito del Re, che nella notte della grande festa per la vittoria crede o teme di aver visto “fra la folla una Nera Signora” che lo guardava. Non può accettarlo: specie in quel momento in cui è al culmine della gloria e della felicità. E allora si fa dare dal suo sovrano il “cavallo più veloce che c’è”. E corre per due giorni e due notti per scappare il più lontano possibile, per sfuggire alla sua fine. “Corri cavallo, corri ti prego, fino a Samarcanda io ti guiderò. Non ti fermare, vola ti prego: corri come il vento che mi salverò”.

Ma nell’alba livida e viola, sotto le torri di quella città lontana e immaginaria trova proprio la Morte che lo attende: quasi “preoccupata”, perché temeva che arrivasse tardi a quello che era il suo vero, Ultimo Momento. E lui “stanco di fuggire la sua testa chinò”. “Eri fra la gente nella capitale, so che mi guardavi con malignità…” dice alla Morte. E lei gli risponde: “Sbagli, t’inganni, ti sbagli soldato, io non ti guardavo con malignità: era solamente uno sguardo stupito, cosa ci facevi l’altro ieri là? T’aspettavo qui per oggi a Samarcanda, eri lontanissimo due giorni fa, ho temuto che per ascoltar la banda, non facessi in tempo ad arrivare qua”.
Siamo noi i padroni del nostro destino.

Quanto ha corso, quanto ha lottato Alex Zanardi per essere in quel giorno, in quell’ora, in quel secondo, in quel metro di pista per poter guardare in faccia la Morte ed accettare la sua sfida. Ha perso una parte del suo corpo: ma ha vinto una nuova, straordinaria Vita!

La Nera Signora, prenda il numeretto, si rimetta in coda e si ripresenti quando avrà capito con chi ha avuto a che fare “Tu Alex – gli ha detto il Dottor Costa – hai la bravura di svegliarti sempre dieci minuti prima del destino”.

Marino Bartoletti