L’insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (CCSVI) descrive una condizione patologica caratterizzata da stenosi (restringimenti) delle vene giugulari interne e della vena azygos per cui il sangue non defluisce normalmente dal cervello verso il cuore causando un nocivo deposito di sostanze che potrebbero essere una delle cause dell’insorgenza e della progressione della Sclerosi Multipla.
Il rallentamento del flusso può in alcuni casi anche essere determinato da una anomala compressione del muscolo omoioideo sulle vene della regione antero-laterale del collo. Il Prof. Paolo Zamboni, autore della scoperta, ha rilevato una forte associazione tra CCSVI e Sclerosi Multipla. La CCSVI si cura in molti casi con un intervento mini-invasivo di angioplastica dilatativa (PTA) con l’uso di un palloncino o in alcuni casi con un intervento chirurgico per rimuovere la compressione muscolare qualora sia presente. Il trattamento di angioplastica è stato praticato su tutti i 65 pazienti dello studio pilota. Lo studio dettagliato con i risultati è stato pubblicato nel Journal of Vascular Surgery il 24 novembre 2009. A due anni dagli interventi di PTA si nota come in diversi pazienti si sia avuta:
- una diminuzione del numero di nuove ricadute;
- una forte riduzione del numero di nuove lesioni cerebrali da sclerosi multipla;
- un miglioramento della qualità della vita;
- ripristino di una normale memora di lavoro;
- riduzione della stanchezza.
Poiché l’intervento chirurgico libera il flusso di sangue, è stato spontaneo denominare la procedura “trattamento di liberazione”. Nel 2009 il VI congresso mondiale dell’Unione Internazionale di Flebologia, con voto unanime degli esperti di 47 paesi, ha classificato la CCSVI come malformazione venosa congenita.
È oggi chiaro che non tutti i pazienti affetti da CCsvi e SM possono trovare giovamento dalla procedura di Pta; è quindi quanto mai essenziale una personalizzazione della cura che deve avvenire in centri pubblici controllati e ad alta specializzazione. Facciamo presente poi che si tratta di una procedura in sperimentazione e si consiglia di attendere l’esito della ricerca prima di sottoporsi a qualsiasi trattamento.
P. Destro