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Dalla cultura dell’handicap a quella della disabilità

Storie semiserie di…disabilità

Austria, Castello di Schönbrunn di Vienna. Al termine della visita io e mio figlio riusciamo a trovare un bagno in cui poter entrare con la carrozzina, un bagno riservato ai disabili.

È occupato. Attendiamo. Mi volto e vedo una fila composta di turisti di tutte le nazionalità in coda per gli altri bagni riservati ai normodotati. Poco dopo dal bagno dei disabili escono due ragazze senza degnarci di uno sguardo. Parlano in italiano. Sono tentato di dire qualcosa, ma mentre ci penso, un po’ confuso, loro vanno allegramente via assieme alle altre due amiche che sarebbero entrate dopo di loro se non fossimo arrivati noi.

Non mi piacciono i luoghi comuni, però è facile osservare come in Italia prevalga un pensiero un po’ più individualista, incentrato prima sull’io e poi gli altri, sempre rivolto all’arte di arrangiarsi. Altrove comportamenti considerati riprovevoli vengono puntualmente redarguiti anche dalla gente comune. C’è un rispetto maggiore delle regole a prescindere.

Perché se la regola c’è, c’è anche un motivo.

In Italia siamo un po’ meno rigidi e un po’ più “creativi” … Ma ho notato che se le ragioni vengono spiegate, anche l’italiano capisce e si comporta di conseguenza. Perché spesso non è questione di cattiveria, ma una di cultura, che deve essere alimentata dalla conoscenza.

Ad esempio, la ragione per cui esistono bagni per disabili non è solo perché occorrono spazi maggiori per la carrozzina, maniglioni e attrezzature particolari. Ma anche (e forse soprattutto) perché un disabile, spesso, non ha l’agilità e la forza di una persona normodotata per poter usare i servizi. Se il bagno è sporco perché usato (e male) da tutti, ecco che diventa un problema.

Quando si comprendono le ragioni delle regole, ecco che senza accorgersene si passa dal “che male c’è” a “forse è meglio evitare, perché se dovesse mai capitare a me di avere bisogno …

E allora facciamo una piccola carrellata semiseria (assolutamente non esaustiva) di queste chicche di conoscenza nei comportamenti quotidiani…

– Posteggiare davanti ai bidoni A disabili e anziani piace infilarsi tra le auto per buttare l’immondizia…

– Posto disabili 1. Lascio. Alcuni disabili, pur avendone diritto e con il permesso apposito, lasciano libero il posto e parcheggiano altrove per poter permettere a disabili più gravi di loro di usufruirne. Pazzi!?

– Posto disabili 2. “Ci sto due minuti”. Il disabile arriva, vede il posto occupato, scende dalla macchina con la carrozzina, viene a chiedere se il posto è occupato solo per due minuti e poi si decide assieme il da farsi.

– Posto disabili 3. Strisce gialle. Nel caso si voglia parcheggiare uno scooter sulle strisce gialle a fianco al parcheggio, meglio lasciare le chiavi inserite. Così il disabile può eventualmente spostarlo per entrare in auto con la carrozzina.

– Posto disabili 4. Strisce gialle. Nel caso si voglia parcheggiare uno scooter sulle strisce gialle a fianco ad un parcheggio per disabili, lasciarlo, possibilmente, di fianco ad una macchina sportiva munita di regolare tagliando; tale auto è il tipico mezzo di trasporto di persone con disabilità.

– Barriere architettoniche. La vita sarebbe altrimenti troppo facile senza qualche difficoltà…

– Parcheggiare su marciapiedi o rampe. Questo è riservato a persone in possesso del livello master di urbanistica cittadina.

– Mezzi pubblici senza pedane. Come la scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita, o meglio, la fortuna che passi l’autobus attrezzato. Altrimenti felici si attende…

– Scritte Braille inutili. Sono quelle che trovi nei luoghi pubblici e davanti ai monumenti. Bello! Come una caccia al tesoro bendati, dato che mancano i percorso tattili per arrivarci.

– Marmittona assordante. È davvero una fortuna che alcuni motori facciano così rumore in maniera tale da sentirli per tempo e trovare velocemente un riparo per i ragazzi con autismo a cui i rumori provocano crisi varie.

Ironia a parte, la società che abbiamo è plasmata dai comportamenti che ognuno ha. Oltre alle disabilità, dovremo sempre di più fare i conti con una popolazione che invecchia. Ovvero noi invecchiamo.

Occorre quell’assunzione personale di senso civico e di responsabilità che permetterebbe di passare dalla cultura dell’handicap a quella della disabilità, dall’idea dello svantaggio alla cultura dell’eliminazione di ostacoli e barriere al pieno sviluppo della persona umana . Perché sono solo le persone e l’ambiente circostante a permettere l’autonomia e il diritto all’inclusione di tutti noi nella società.

Franco Ieva