La CCSVI è stata individuata la prima volta attraverso un esame con Eco Color Doppler transcranico ed extracranico
I risultati del team del professor Zamboni confermano come l’EcoColorDoppler sia uno strumento di diagnosi potente e non invasivo. È comunque un esame definito “operatore dipendente” in quanto si basa molto sul grado di addestramento e di confidenza con il protocollo messo a punto dal Prof Zamboni da parte del medico operatore che se non ha avuto un sufficiente addestramento o non applica il protocollo definito, rischia di avere dei falsi negativi molto facilmente.
L’indagine viene eseguita sia in posizione clinostatica (sdraiati) sia in posizione ortostatica (seduti). Tramite eco color doppler è poi possibile osservare se ci sono problemi di compressione esterna causati dal muscolo omoioideo. Per maggiore accuratezza diagnostica, la Ccsvi può essere diagnosticata mediante venografia con catetere che viene considerata come procedura “gold standard” ma è invasiva e quindi non spesso praticabile.
La CCSVI colpisce più frequentemente le vene giugulari e la vena Azygos, quest’ultima non può essere indagata direttamente tramite l’Ecodoppler. Si possono tuttavia sospettare dei problemi emodinamici al sistema venoso Azygos in maniera indiretta; valutando ad esempio la presenza di reflussi nelle vene vertebrali.
Parametri per la diagnosi (criteri conosciuti fino al 2015)
I parametri per giungere ad una diagnosi della CCSVI sono i seguenti (riportati dal protocollo BD):
- Flusso di reflusso bidirezionale presente costantemente nelle vene giugulari interne (IJVs) e/o vene vertebrali (VVs) in posizione seduta e supina in almeno tre punti di riferimento (J1, J2, J3)
- Flusso di reflusso bidirezionale nelle vene intracraniche: la presenza di reflusso venoso intracranico viene diagnosticato quando c’è reflusso nella vena di Rosenthal e/o nella cavità trasversale e/o nella cavità superiore o inferiore.
- Dimostrazione delle anomalie intraluminali in B-mode e M-mode (setto, malformazioni valvolari, doppio canale) e/o aree a sezione <0,3 cm
- Flusso assente nelle vene giugulari interne e/o nelle vene vertebrali dopo inspirazioni ripetute profonde del paziente in entrambe le posizioni d’esame (seduta e supina) in almeno uno dei tre punti di riferimento (J1, J2, J3). La scoperta di assenza di flusso in una sola posizione diventa utile criterio anche se il reflusso bidirezionale viene trovato in un’altra posizione.
- Area a sezione trasversale della vena giugulare interna nel punto J2 in posizione seduta è migliore della posizione supina.
Per una diagnosi di CCSVI devono essere presenti almeno 2 dei 5 parametri.
NB: questi sono i parametri ad oggi conosciuti, siamo consapevoli dell’esistenza di nuovi parametri che ad oggi non conosciamo e che sono in corso di studio dal Team di ricerca.
Trattamento della CCSVI tramite PTA
La Ccsvi può essere trattata in determinati casi attraverso angioplastica dilatativa o PTA. L’intervento consiste nel praticare una puntura endovenosa attraverso la quale viene fatto navigare un catetere guidato da un radiologo. Quando si raggiungono le vene bloccate queste vengono dilatate gonfiando un palloncino posto sul catetere. Sotto controllo angiografico, i radiologi interventisti rimuovono il blocco delle vene tramite un palloncino.
È oggi chiaro che non tutti i pazienti affetti da CCsvi e SM possono trovare giovamento dalla procedura di Pta; è quindi quanto mai essenziale una personalizzazione della cura che deve avvenire in centri pubblici controllati e ad alta specializzazione. Facciamo presente poi che si tratta di una procedura in sperimentazione e si consiglia di attendere l’esito della ricerca prima di sottoporsi a qualsiasi trattamento.
Trattamento della Ccsvi tramite resezione del muscolo omoioideo
Qualora il paziente presenti anche o solo un problema di compressione esterna da parte del muscolo omoioideo, può essere sottoposto al trattamento chirurgico di resezione del muscolo tramite una piccola incisione in anestesia locale.
In un recente studio (2013) dell’ospedale Cannizzaro di Catania questa procedura non ha riportato fin ora complicazioni durante o dopo gli interventi e tutti i pazienti hanno avuto un miglioramento delle loro condizioni cliniche valutate con il punteggio di Kurzke dai team di fisiatria e fisioterapia.
Nello stesso tempo, però, diversi specialisti quali il Dott. Bavera e il Prof Veroux, invocano cautela nel sottoporre i pazienti a questo intervento essendo necessarie ancora sperimentazioni e studi.
Paolo Destro