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Favola di Pasqua di ordinaria normalità neurologica di Mario Fantasia

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  • Categoria dell'articolo:M. Fantasia

Due sono i periodi dell’anno dove tutti noi ci sentiamo più buoni: il Natale, e la Pasqua

Sarà per via della neve, dei canti dei bambini americani, di Babbo Natale, del panettone, diciamo che il 25 dicembre ci predispone alla bontà.

Sinceramente, però, personalmente non capisco la bontà pasquale, visto che è una festa ballerina della quale non si conosce il giorno preciso quando la si festeggia, non esiste una mamma pasquale, e nemmeno una zia, ed infine si finisce l’abbuffata festiva con tanto di uovo pasquale, che non è altro che una porzione di aria delimitata da un sottile strato di cioccolato. Mah… misteri della natura umana.

Però la tradizione va rispettata, e noi la rispettiamo raccontando una favola di Pasqua che ci riconcilia con noi stessi e con tutto il mondo, tranne che con il vicino di casa.

C’era una volta l’Italia, ricchissima provincia teutonica, governata da una bellissima e buonissima regina con un volto paciosamente angelico, somigliante come una goccia d’acqua ad un’altra parte del corpo leggermente meno nobile. Infatti, in qualunque posizione lei si mettesse, tutti i suoi sudditi dicevano: “Però…com’è bella la nostra regina Angela. Ha sempre lo stesso sguardo bello ed intelligente, celestiale“.

In Italia tutto era perfetto, e tutto andava bene: i treni arrivavano e partivano, gli aerei atterravano e decollavano, tutti stavano schifosamente bene, non c’erano malattie, ed erano vergognosamente ricchi. Tutti, ma proprio tutti volevano venire a vivere in questa provincia teutonica.

Un giorno, però, comparve in questo angolo di paradiso Sereno Variabile, una persona che giorni prima non era stato bene: aveva avuto dei problemi a camminare, aveva avuto dei problemi alla vista, e molto spesso, per quanto era contento, aveva avuto problemi di incontinenza.

Dopo essersi consultato con la moglie, tra una barzelletta e l’altra, decise di rivolgersi ad uno specialista vicino a casa sua, un dottore che tutto sa, sempre contento come una pasqua, un tipo che si trasmetteva tutto il positivo che c’era nell’aria. Insomma, un dottore perfetto. Questo dottore era sempre in televisione, radio, cinema e teatro per diffondere il suo sconfinato sapere. Lui studiava continuamente su una rivista scientifica, scientificamente chiamata “Topolino“.
Sereno, per essere visitato, si recò da questo pezzo di scienza ambulante, il dottore che tutto sa, fra un’apparizione televisiva ed una pièces teatrale, che, appena lo vide, con un sorriso a 74 denti (infatti lo chiamavano lo squalo) lo accolse così: “Buongiorno signor Variabile, lei è autoimmune! Senta, le ho detto quello che le dovevo dire, per cui adesso può tranquillamente andare affancurva.

Adesso, visto che io so tutto, e sono troppo allegro, la lascio ai miei assistenti, Qui, Quo, Qua che non sanno niente, ma come lo dicono loro, non lo dice nessuno. Poi passi alla cassa, paghi e prenda le medicine che non le fanno niente, ma costano tanto. Così aumenta la mia contentezza”.

Sereno, nella sua serenità, fu circondato dagli assistenti del dottore che tutto sa, i quali, con poche domande, articolate male, si informarono sulle sue condizioni e cosa voleva da loro, che in compenso non studiavano nemmeno su “Topolino“. Lui disse loro che prima di andare a parlare con quel popò di scienza (Ndr. Qui, Quo, Qua e lo squalo), che sanno tutto e meno di niente, era andato da un altro dottore che, però, era lontano da casa sua.

Questo dottore, con una piccola operazioncina, lo aveva fatto stare meglio, e che lui era passato da loro per un semplice controllo.

A queste parole, Qui, Quo, Qua, senza aprire un solo volume della loro bibbia neurologica (Ndr. “Topolino”), ma controllando solo le sue copertine, sentenziarono: “Signor Sereno Variabile, noi Qui, Quo, Qua, assistenti del dottore che tutto sa, che non sappiamo niente, e non vorremo sapere, le diciamo, senza ombra di smentita: Cu minchia dici? Lasci dire a noi che non sappiamo! Ah… dimenticavamo: non venga più da noi con queste ridicole barzellette. AUTOIMMUNE!!!“.

Detto ciò, il signor Sereno Variabile fece loro un sorriso allegro e felice, così come era la regione teutonica dell’Italia, e al grido di “Andate affancurva!!! W la faccia di m…elograno della regina Angela”, girò sui tacchi e tornò soddisfatto a casa dalla moglie.

Morale della favola: lunga la strada, stretta la via, voi dite la vostra e io dico la mia.

P.S. Siete sicuri che anche questa è una favola?

Mario Fantasia