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Il miracolo di San-Remo

Fiat Santus Remo …e sia San Remo – incipit

… e puntuale come Ferragosto o il 2 novembre, dopo le feste natalizie, c’è da celebrare il rito di santus Remo. Un rito laico che viene descritto in maniera magistrale dal dottor Luciano Chiriacò, dalla sua nascita fino ai giorni nostri.

Da quell’altare laico sono nate favole canore e carriere presentatorie che hanno resistito negli anni.
Che piacciano o no, quelli dei primordi, oggi le chiamano ‘’cariiatidi’’, ma più di qualcuno si chiama MITO.
Da quell’altare laico stanno pascolando fenomeni che fanno sorgere nella maggior parte di noi la blasfema ma ricorrente domanda: “che ci azzecca?”.

E allora ugole potenti, tonitruanti gorgheggiatori, flautati gargarizzatori, fenomeni da baraccone, aspiranti artisti del bel canto… Bello… ” Ça va sans dire” a voi l’altare e lasciatelo in ordine quando avete finito la vostra messa.

E tutto ciò con buona pace di Marino BARTOLETTI
Ci scusi per lo scippo, dottor Chiriacò.
Umilmente ci faremo perdonare…anche dal Dott. BARTOLETTI.

La redazione
Testi di Luciano CHIRIACO’
Disegni di Giorgio SERRA

Ode al miracolo di San Remo… dal 1233 breve storia

Si sta rinnovando, da pochi giorni, il Miracolo di San Remo.
Secondo l’agiografia Egli fu il primo organizzatore di una gara canora tra coristi francescani nell’eremo che prende il Suo nome nella riviera di Ponente della Liguria.

Era il lontano 1233. Da allora, ogni anno, il Santo benedice la competizione che vede affrontarsi in plural tenzone miriadi di tonitruanti gorgheggiatori, flautati gargarizzatori e strazianti cariatidi ma anche potenti tonsille, melodiosi solfeggiatori, arrangiamenti sublimi.
Vi è chi è entrato nella storia facendola. Chi è diventato memoria collettiva, Nume a cui si offrono tributi, semidivinità alata.
C’è chi si è fatto poeta sommo, insigne lirico a sfiorare la trascendenza.
Questo volle San Remo.

E si ripropone, da allora, anno dopo anno.
A scandire la nostra esistenza come un metronomo superbo.
Si può criticare, guardarlo coprendosi occhi ed orecchie, non vederlo invidiando chi lo vede.
Si può perfino, in una vertigine democristiana, seguirlo turandosi il naso.
Ma San Remo resiste. E ci sopravvivrà.

Il miracolo del suo farsi concreto e materiale dalle ceneri, ogni anno, aggiunge una croce sul librone delle presenze.
Batte e pronuncia, acclama e sillaba, con le sue povertà e le ricchezze, metafora delle nostre giornate dove il grano si mescola al loglio… fortunato chi distingue l’uno dall’altro, io non ci riesco

Sal(A)me da sugo pura poesia

A Ferrara direbbero “maial!” mentre a Bologna usiamo “socmel!”.
Queste sono le espressioni che mi sono venute su come i peperoni dopo aver visto Anna Oxa e soprattutto i Pooh (o qualsiasi cosa fossero quei Muppet con la disartria alla Costanzo).

Devo dire, a onor del vero, che salire su un palco internazionale come questo di Sanremo con quel po po (absit accentum verbis) di rovinìo da sega circolare, è dannoso come la mano tremante di un cardiochirurgo.
Voglio dire: ci vedono dappertutto.
Ma che figura ci fa l’Italia?
Ve lo siete chiesto?
Forse in Albania la Oxa avrà ancora dei fan sordi.

Ma qua, ragazzi, la bandiera canora viene usata come straccio per pulirsi i tacchi. Dopo aver pestato una merda però.
Burattini legnosi con la mandibola snodata esibiscono dei maiali da tirare alle perle.
Ma roba da matti.
Capisco le icone, ammiro perfino un Sandy Marton che 90enne ancora pensa di essere il simbolo di Ibiza… ci sta quasi tutto ma l’offesa al ricordo e ai timpani no.

…e facciamo i complimenti a… -gran finale-

Un plauso sentito ai Cugini di campagna che mantengono una sorta di dignità melodiosa anche se la canzone fa cagare.
Due di loro sono “originali” (nel senso che non sono mai cambiati) e infatti stanno a metà tra i Brutos (i più giovani non sanno chi fossero) e i fratelli Santonastaso.

Però, nonostante le protesi alle spalle e il collo insaccato come da caduta in una piscina senz’acqua, mantengono una certa primazia nell’immaginario dei sessantenni come me. Nel senso che li riconosco.
Dopo aver rubato i vestiti ai Rockets e le scarpe agli astronauti della Nasa, questi bei gioiellini fanno per un attimo dimenticare quel cretino con la faccia da cretino che ha distrutto il palcoscenico.

Blanco scambiato per Salmo da Amadeus è un bulletto arrivato al successo grazie al traino di Brividi. Per me potrebbe tornare nel suo paesino a bere birre nell’anonimo bar e l’umanità ringrazierebbe ma temo che questa performance gli darà visibilità e fama quanta ne ebbe Pietro Maso dopo aver ammazzato i genitori.
Luciano CHIRIACO’