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Il pregiudizio nasce dal linguaggio

Cosa vuol direttore disabile?

Si considera disabile chi ha problemi temporanei o permanenti, reversibili o irreversibili, progressivi o regressivi.

Per cui impariamo ad usare la giusta terminologia e chiamarci persona con disabilità.

C’è, però, da dire che il concetto di disabilità ha subito nel tempo una profonda revisione, sia dal punto di vista scientifico che culturale e sociale. Questa evoluzione è evidente, anche mettendo a confronto il testo della Legge 104/1992 e quello della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (datata 30 marzo 2007).

Nella legge Legge 104 leggiamo: “è persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione”. Nella Convenzione internazionale, invece, si legge: “per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”.

È ovviamente chiaro quindi che i termini “handicap” e “disabilità” non possono essere considerati come sinonimi in quanto una persona handicappata presenta una minorazione che genera un processo di svantaggio sociale o di emarginazione mentre una persona con disabilità non è detto che sia handicappata, infatti nella seconda definizione è chiaro che le barriere “possono” ostacolare la partecipazione su base di uguaglianza.

Ma purtroppo non è così semplice.

È, proprio, il linguaggio che costruisce la cultura, la società, il pensiero delle persone. Pregiudizi compresi. Il primo passo è quello apparentemente più semplice, “rimettere la persona al centro”. Si perché vi dimenticate che state parlando di persone che abbiamo diritti e doveri “come voi e, soprattutto direi che possediamo una dignità

La definizione giusta è “persona con disabilità”.

Nella zona in cui si utilizza dire: ma sei handicappato… Per dire che qualcuno è stupido. Purtroppo è ignoranza ancora troppo comune.

Il decreto disabilità, approvato a maggio,  ha modificato la norma del 1992: la parola “handicap” è stata sostituita da “condizione di disabilità”, cancellate le definizioni “persona handicappata”, “portatore di handicap”, “persona affetta da disabilità”, “disabile” e “diversamente abile”, tutte sostituite da “persona con disabilità”.

Ricordo bene a tutti voi lettori che: nessuna disabilità è una malattia contagiosa ma, l’ignoranza si.

Viviana Giglia

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