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La lettura del lunedì – Diritto alla bellezza

Cari amici, bentrovati in questo nuovo appuntamento con la lettura del lunedì in cui parleremo di Diritto alla bellezza. 

Il diritto alla bellezza che intendiamo, come spiegheremo, è molto più personale, potremmo dire intimo, di quel diritto che si può trovare, a saper cercare, anche nella Costituzione Italiana.

È di qualche anno fa una proposta di modifica all’articolo 1 della Costituzione in materia di riconoscimento della bellezza quale elemento costitutivo dell’identità nazionale, in cui si suggeriva di aggiungere il seguente comma:

“La Repubblica Italiana riconosce la bellezza quale elemento costitutivo dell’identità nazionale, la conserva, la tutela e la promuove in tutte le sue forme materiali e immateriali: storiche, artistiche, culturali, paesaggistiche e naturali”.

Ma, come leggiamo in questo articolo della rivista AIC, Associazione Italiana del Costituzionalisti, la bellezza in Costituzione esiste già, seppur non citata espressamente: 

La bellezza, quale (indefinibile) dimensione antropologica fondamentale per la realizzazione dell’individuo ed elemento caratterizzante l’identità civile italiana, può essere assunta a chiave di lettura di diversi principi costituzionali.

Muovendo dal riconoscimento costituzionale dell’inviolabilità dei diritti della persona (art. 2); dalla promozione della cultura e tutela di paesaggio e patrimonio artistico (art. 9); tutela della salute, libertà di arte, scienza, istruzione e ricerca (artt. 33 e 34) e dai compiti che ne derivano per la Repubblica, composta dai cittadini, dalle formazioni sociali e dal complesso di enti (pubblici e privati) chiamati allo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà (artt. 117 e 118), il saggio traccia il fondamento costituzionale di un (nuovo) diritto universale alla bellezza, come diritto a una vita degna, nutrita di senso e non solo di utilità.

Come tutti i diritti, anche questo esige peraltro un’organizzazione che, nel rispetto delle specifiche competenze, sia in grado di raccogliere le domande di identità, cultura e bellezza provenienti dalle comunità, individuare il percorso per il loro soddisfacimento, provvedere le risorse per assicurare il loro godimento anche agli indigenti: un sistema nazionale per la bellezza.”

Questa idea di bellezza, intesa come un diritto e non come un lusso, come la ricerca di un bene necessario e non la semplice osservazione di una realtà esistente per alcuni e mai per tutti, si avvicina alla nostra idea, molto più personale e privata, di diritto alla bellezza. 
Il riferimento a quegli articoli della Costituzione che difendono la persona nel senso più ampio, ci induce a pensare che questo diritto esista già, in parole più che in fatti, anche per le persone con disabilità.

Tra pochi giorni, il 3 dicembre, si celebrerà la Giornata Internazionale delle persone con disabilità, proclamata nel 1981 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dei diritti e del benessere delle persone disabili e porre l’accento sull’importanza dell’integrazione e dell’inclusione verso la partecipazione politica, sociale, economica e culturale all’interno della società.

Vi stupirebbe sapere quante giornate internazionali esistono, dedicate sia alle persone che ad alcuni eventi, sia ai diritti che ai santi, sia serie che divertenti. Esiste la giornata internazionale del bacio, quella della poesia, della risata, del tricheco, dei Ninja. Esiste la giornata internazionale del malato di lebbra, degli angeli custodi, dei mancini, del rifiuto della miseria, dei diritti umani.

Tra il 2 dicembre, giornata della pelliccia ecologica, ma anche giornata internazionale dell’abolizione della schiavitù, e il 4 dicembre, giornata internazionale del ghepardo e anche del dado, si incastra la giornata internazionale delle persone con disabilità che paradossalmente coincide, cercheremo di non ridere, con quella del Tuttofare.

L’appuntamento annuale del 3 dicembre, oltre a ricordare l’esistenza di milioni di persone che attendono la realizzazione dei propri diritti promessi milioni di volte, offre insistentemente l’occasione per promuovere le politiche di inclusione che rendano le persone con disabilità pienamente partecipi della vita sociale, con l’abbattimento di tutte quelle barriere architettoniche, ma soprattutto ideologiche, che ne impediscono l’accesso e la fruizione.
La carenza, però, di iniziative diffuse per il 2022 non promette nulla di buono. A livello comunale, alcune città hanno già programmato attività formative e didattiche e alcuni musei ripropongono iniziative che hanno funzionato bene o addirittura riscosso successo negli anni precedenti.

È invece assordante, per non dire imbarazzante, il silenzio del Ministero per le Disabilità nel cui sito non v’è accenno ad alcun progetto da parte del Governo, come avremmo voluto sperare.Diversamente, il Ministero della Cultura, all’insegna del consueto slogan “Un giorno all’anno tutto l’anno”, promuove i valori di questa rilevante iniziativa, individuando come impegno primario il superamento delle barriere fisiche, cognitive, sensoriali e culturali nei musei e nei luoghi della cultura. 
Un esempio è questo itinerario sensoriale inedito dal titolo “Le Sale Dorate e un’altra luce: un percorso sensoriale al buio.”

Torniamo così all’argomento della nostra lettura: il diritto alla bellezza che, pur non potendo sostituire gli altri diritti fondamentali, restituisce alla vita di tutte le persone quel profondo e innato senso del bello, proprio di ogni essere, che negli ultimi anni è stato sfumato sempre più in un’estetica frivola e caduca, perdendo il suo significato di nutrimento dell’anima.

La cultura si nutre di bellezza, genera bellezza, ispira bellezza.

Accostare la cruda realtà della disabilità col diritto alla bellezza vi sembra dissonante, stonato, fuori luogo? 
Forse perché non avete mai riflettuto sui gesti che per molti di voi sono usuali nella vostra quotidianità: lavarvi, pettinarvi, vestirvi, magari velocemente, scegliendo cosa indossare e quali accessori abbinare. 
Per molti disabili queste non sono scelte personali, tutt’altro.

Per molti disabili ricevere aiuto per compiere le normali azioni quotidiane è già tutto ciò che possono avere e per cui devono ringraziare qualcuno o pagare qualcuno. Figuriamoci ambire alla bellezza, che pian piano viene accantonata e infine dimenticata, lasciando il posto alla malinconia. 
Eppure, tutti aspiriamo alla bellezza, a vederci e mostrarci come desideriamo essere, a sentirci non soltanto a nostro agio con noi stessi e con gli altri, ma anche ad essere compresi e ammirati per quel che esprimiamo col nostro aspetto.

Tutti desideriamo circondarci di bellezza così come desideriamo apparire belli, ognuno secondo il proprio gusto. Per un disabile con difficoltà serie e che non abbia qualcuno che lo ama con tutto il cuore, questo resta un desiderio irrealizzabile. 
Non potersi pettinare quando e come si vuole, non avere l’agilità di vestirsi come si vorrebbe, di radersi e di truccarsi, di scegliere di essere gradevole e magari avvenente, è frustrante, è umiliante, è svilente.

Può sembrare una banalità, può sembrare un’assurda pretesa, ma a lungo andare questa frustrazione spersonalizzerebbe chiunque, privandolo della propria identità fatta di gusti e di espressioni, privandolo della libertà di leggere i libri e le riviste che preferisce, di scegliere e ascoltare la musica che ama, di visitare i luoghi del cuore o sostare semplicemente in uno spazio aperto e libero per ammirare un’alba o un tramonto, il volo degli uccelli, la danza delle nuvole.

Una malattia degenerativa, in particolare, limita sempre più lo spazio e il modo in cui manifestare se stessi, ed è per questo che sarebbe interessante, utile e non solo umano, lottare per il diritto irrinunciabile a poter continuare ad essere persone integre nonostante la disabilità. 
Non solo nell’ambiente in cui si vive, come la propria casa, ma anche nel presentarsi al mondo, malgrado tutte le limitazioni fisiche che una malattia impone, malgrado il mondo si riveli ogni giorno costruito per gli altri e organizzato, anche nella fruizione dei servizi, per chi non ha difficoltà di alcun genere.

Il diritto alla bellezza, inteso quindi come esigenza e come espressione, se considerato al pari di altri diritti fondamentali, permetterà a tutti di osservare il mondo sotto altri aspetti, da punti di vista che si dimostreranno innovativi. Ciò vale e varrà sia per chi non ha mai pensato che questo diritto è attualmente un dono che può essere sottratto dalla vita in qualsiasi momento, sia per chi lo ha già perso e sogna di poterlo riconquistare.

Marilena Aiello
21-11-2022

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