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La lettura del lunedì – Disabilità e letteratura

Cari amici, bentrovati in questo nuovo appuntamento con la lettura del lunedì, che oggi dedicheremo al legame tra “disabilità e letteratura”.

Un legame che potrebbe sembrare forzato e che, invece, si rivela più naturale, più reale e più frequente di quanto si pensi.
La disabilità è presente in letteratura fin dai tempi più remoti, fin dai poemi omerici e nei racconti mitologici di quasi tutte le antiche civiltà.
Ciò dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, di come la letteratura, intesa in senso lato, possieda da sempre quella profonda sensibilità di cui la realtà quotidiana necessita ancora oggi, non riuscendo ad esprimerla.

Le persone con disabilità narrate e descritte nei miti, nei libri sacri delle religioni del mondo, nei racconti popolari, sono presentate quasi sempre con dovizia di particolari non soltanto sul loro aspetto fisico e psichico, ma dedicando spazio e attenzione alla loro storia personale, alla nascita, alle vicende della loro vita, alle loro imprese, alla morte che li avrebbe consegnati alla storia, sia essa vera o immaginaria, e non alla disabilità in sé.

Nei miti greci e romani si narravano le avventure di uomini e donne, di dèi e semidei, descrivendo tutte le particolarità del loro corpo, del loro animo e di quelle loro pulsioni che li rendevano unici, nel bene e nel male.
Personaggi che sono entrati a far parte della storia del mondo che li ha raccontati nei libri, nei film, nei cartoni animati.

Omero stesso, il probabile autore dell’Iliade e dell’Odissea, si dice fosse cieco e così è stato ritratto nelle raffigurazioni e nei racconti che parlano della sua vita. Un autore cieco che scrisse e recitò a memoria 48 libri in esametri dattilici, dando vita a decine di personaggi, ai luoghi, alle scene di guerra, agli intrecci tra le storie degli Dei e degli uomini, in due poemi che hanno affascinato milioni di persone per secoli.

Sappiamo che nella Grecia classica la “coscienza sociale” accettava senza problemi l’esposizione (cioè l’abbandono) dei neonati non graditi perché femmine e non maschi, perché nati in una famiglia povera o semplicemente perché non desiderati. Le eventuali malformazioni fisiche si attribuivano all’influenza nefasta dei poteri sovrannaturali, ragion per cui si considerava più opportuno sopprimere l’infante, una scelta che oggi ci appare disumana.

Ed ecco che la letteratura, già allora, dimostrò più sensibilità, più intuito, più umanità della cruda realtà storica, narrando la storia di alcuni neonati che, seppur abbandonati, non morirono, ma furono cresciuti da chi diede loro la possibilità, salvandoli, di diventare eroi o semplicemente di compiere il destino a loro riservato, come Edipo e come Atalanta.

Anche il dio Efesto subì il rifiuto di sua madre Era a causa delle sue gambe deformi e fu gettato giù dall’Olimpo. Efesto, immortale, sopravvisse e si rivelò uno degli artisti più virtuosi, capace di forgiare non solo gioielli e amuleti, ma armi straordinarie come quelle fornite ad Achille prima del duello finale contro Ettore. Anche in questo caso, è la letteratura che salva un Dio greco da una fine indegna e priva di memoria.

Potremmo continuare a parlare di miti, ma possiamo rivolgerci direttamente alla storia documentata per conoscere la vita di molte altre persone con disabilità che sono state osservate con interesse e umanità da chi ha raccontato la loro vita, cogliendone il senso vero e profondo che la realtà per secoli ha negato a chi non possedeva le stesse abilità della maggior parte degli esseri umani.

Tra gli autori delle biografie, dei saggi e dei romanzi dedicati alla disabilità, incontriamo spesso scrittori che la vivono in prima persona o che hanno condiviso con un disabile gran parte della loro vita, da genitore, da figlio o da compagno.
La possibilità di coinvolgere anche chi è estraneo a questo mondo, ha ampliato, soprattutto negli ultimi decenni, lo sguardo sulla disabilità e ne ha ridisegnato i confini entro i quali era stata relegata.

Questa “finestra” sulla disabilità aperta dalla letteratura, congiuntamente ad una nuova consapevolezza delle stesse persone con disabilità, ha permesso una reinterpretazione delle loro vite che in passato erano state quasi sempre destinate all’anonimato e ad una esistenza in cui le ambizioni dovevano essere represse e i limiti fisici di un ambiente esterno ostile diventavano ostacoli insormontabili.

Si è passati, semplificando, da un “modello medico” che indicava la disabilità come un deficit individuale, di natura meramente biologica, da gestire tramite i servizi sociosanitari e riabilitativi, ad un “modello sociale” che interpretava la disabilità come un problema causato dalle barriere che impediscono la partecipazione alla vita sociale su una base di uguaglianza con tutti gli altri.

“È la società che ci rende disabili, non il nostro corpo”

Il “modello sociale” (espressione coniata dal sociologo Mike Oliver negli anni Settanta) diede il via, negli anni Novanta, ai disability studies che inclusero diverse discipline che, fino ad allora, sembravano estranee al mondo della disabilità: antropologia, filosofia, politica, diritto, economia, linguistica.

La naturale evoluzione, non frenata ma anzi incoraggiata, degli studi multidisciplinari sulla disabilità, ha permesso di raggiungere obiettivi a livello mondiale come la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, nel 2006, ratificata dall’Italia nel 2009.

Nonostante i diritti sanciti dalla Convenzione Onu e dalla nostra stessa Costituzione, la maggior parte dei disabili non gode ancora di quelle condizioni favorevoli che garantiscano loro i presupposti necessari per superare la dipendenza ed esprimersi come persone libere di scegliere un percorso di studi e un lavoro idoneo, di raggiungere la pienezza di una vita sociale senza limitazioni né condizionamenti dovuti alla mancanza di supporto sociale ed economico.

Tornando al legame tra disabilità e letteratura, notiamo che è sorprendente la quantità e la qualità di testi biografici e film dedicati a uomini e donne che hanno saputo trasformare una loro disabilità in un punto di forza e le loro vite in esempi di coraggio e buona volontà per tutti coloro che ne sanno trarre il giusto insegnamento.
Alcuni di questi esempi sono eroi contemporanei dei quali qualcuno scriverà per raccontare la loro vita resa affascinante grazie alle loro abilità.

L’elenco dei protagonisti della musica, della politica, dell’arte, della scienza, dell’atletica, è ricco di nomi che ben conosciamo, sia attuali che del passato.
Solo per citarne qualcuno, senza voler far torto a nessun altro, come non parlare di Ray Charles e Stevie Wonder o il nostro Andrea Bocelli? La cecità non ha impedito loro di far conoscere il loro talento e di dare un grande contributo alla storia della musica. Ludwig van Beethoven divenne sordo, eppure continuò a comporre dimostrando il suo genio assoluto.

Il Presidente USA Franklin Delano Roosevelt, nonostante la paralisi agli arti inferiori causata dalla poliomielite, fu eletto tre volte e resta uno dei presidenti più amati dal suo popolo.
Non tutti sanno che il nostro Presidente Francesco Cossiga soffriva di disturbo bipolare.

Gli esempi nel mondo dell’arte sono numerosissimi: da Frida Kahlo a Van Gogh, da Paul Klee a Michael Monaco, da Peter Longstaff a Lisa Fittipaldi e potremmo continuare a lungo. Ognuno di loro ha saputo esprimersi aggirando la propria disabilità, superandola, creando nuove capacità.

Per la scienza, il nome più conosciuto al mondo è quello di Stephen Hawking, ma possiamo menzionare anche Abraham Nemeth, matematico, inventore e cieco dalla nascita, e il matematico premio Nobel John Forbes Nash jr., che il grande pubblico ha conosciuto grazie al film “A Beautiful Mind”.

Nel campo dello sport in generale, dell’atletica, della danza, in tutto il mondo ci sono esempi di forza e determinazione, di impegno e di successo: dalla straordinaria Bebe Vio ad Alex Zanardi, da Esther Mary Vergeer a Francesca Porcellato, da Erica Brindisi alla Candoco Dance Company, una compagnia di ballerini composta da disabili con problemi motori.
Gli artisti della Candoco, esibitisi nelle principali città del mondo e insigniti di molteplici riconoscimenti, hanno saputo mostrare la bellezza e la possibilità espressiva insite anche nelle disabilità.

A questo elenco potremmo, azzardando, aggiungere anche quello dei supereroi più recenti che esprimono capacità straordinarie per compensare una disabilità.
Anche in questo caso, la letteratura, seppur quella fantastica, sa interpretare la disabilità non come un limite, ma come una diversa abilità, preclusa ai normodotati che appaiono come comuni mortali in un mondo accessibile a chi possiede capacità acuite dalle difficoltà.

Il confronto, se non addirittura lo scontro con la realtà distingue però i veri vincitori da coloro che tutt’ora risultano ancora gli sconfitti, nella maggior parte del mondo, non soltanto per una diffusa visione che li considera ancora destinatari di forme di assistenzialismo, rappresentandoli come un peso per la società anziché come una risorsa, ma anche per una cultura che non riesce a superare pregiudizi atavici e paure istintive.

Negli ultimi anni si sono diffusi esempi e comportamenti in netto contrasto con le leggi in difesa dei disabili. Sono stati scritti, pubblicati e diffusi testi e romanzi che hanno ispirato atteggiamenti violenti nei confronti di chi è percepito diverso. Il bullismo è l’esaltazione di un eroismo malato che, lungi dal difendere il debole, lo addita come vittima sacrificale e giustifica la violenza contro i fragili.

Anche in questo caso, purtroppo, la letteratura mostra il suo legame con la disabilità e soltanto l’educazione alla vera inclusione potrà arginare la discriminazione verso chiunque consideriamo diverso da noi nell’aspetto, nel pensiero, nelle abitudini, nelle scelte di vita.

Marilena Aiello
7 novembre 2022

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La lettura del lunedì – Disabilità e letteratura

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