Cari amici, bentrovati in questo nuovo appuntamento con la lettura del lunedì in cui introdurremo un argomento più vario di quel che sembra, che può essere esaminato da molteplici punti di vista: la disabilità in cucina.
La cucina, intesa come ambiente domestico, è il centro della casa, il luogo in cui tutti accedono, anche soltanto per aprire il frigo o la dispensa.
È il luogo in cui si crea più armonia, in cui si cucina il pranzo per se stessi o per tutta la famiglia, in cui si chiacchiera, si ride, si assaggia e si mangia in compagnia, realizzando quei momenti di aggregazione e quei ricordi preziosi che ci accompagnano per tutta la vita.
Spesso però è un ambiente da cui una persona con disabilità è esclusa perché la cucina risulta inaccessibile alla sedia a rotelle o perché gli spazi non consentono di muoversi agevolmente nemmeno con le stampelle. I pensili sono troppo alti, alcuni elettrodomestici risultano irraggiungibili o l’apertura degli stessi limita lo spazio a disposizione.
Se si vive in famiglia o ci si fa aiutare da qualcuno, si trova sempre una soluzione, dovendo però rinunciare ad una parte importante della propria autonomia: un prezzo ben più alto di quanto si creda. Ma se si vive da soli e si diventa inaspettatamente o gradualmente disabili, si è costretti a reinventare i propri spazi e studiare nuove possibilità.
È una di quelle situazioni in cui una persona che sta bene non ha mai intuito quali e quante difficoltà incontri, invece, una persona con disabilità. Potrebbe trattarsi anche di una disabilità momentanea, come una gamba o un braccio ingessati, e il mondo all’improvviso cambia: tutto ciò che prima era facile risulta difficile, complicato, a volte impossibile.
Con la differenza che la disabilità momentanea passa, quella definitiva no. Con un braccio ingessato si dovrà cambiare qualche abitudine, ci si dovrà adattare a fare ciò che si può, optando per preparazioni che non richiedono entrambe le mani, scegliendo verdure pronte, già tagliate, evitando di aprire barattoli sottovuoto, rinunciando a usare pentole e piatti troppo pesanti per una mano sola. Questione di un mese, massimo due e si rientrerà in possesso delle proprie capacità fisiche, dei propri spazi, delle proprie abitudini.
Nel caso di una disabilità “a tempo indeterminato”, diventa necessario riadattare gli ambienti in cui si vive per continuare ad essere non solo partecipi della propria vita, ma veri protagonisti.
In una lettura precedente, abbiamo parlato dell’importanza di mantenere una vita indipendente non soltanto per rivendicare la propria autonomia, ma per esprimere se stessi dal punto di vista sociale, lavorativo, relazionale.
Sappiamo che siamo ancora lontani dal riconoscere a tutte le persone con disabilità il vero diritto alla propria indipendenza perché, seppure sia un diritto garantito da leggi nazionali e comunitarie, non è stato ancora realizzato per ostacoli di varia natura, quello economico in primis.
Negli ultimi anni, l’attenzione delle aziende produttrici di arredi nella progettazione di cucine e ambienti per disabili è cresciuta proponendo soluzioni idonee per ogni necessità. Per una persona con disabilità poter usufruire della propria cucina in modo pratico rappresenta un aspetto importante che influisce sulla qualità della vita di tutti i giorni.
Una cucina concepita e realizzata per una persona con disabilità deve essere dotata di una serie di accorgimenti specifici che la rendano iperfunzionale per sfruttare al meglio le sue capacità.
Si parla infatti di cucina su misura: che sia semplicemente modificata in base a particolari esigenze, dovute anche all’età anziana, oppure sostituita integralmente per una persona disabile che necessita di un maggior livello di accessibilità e funzionalità.
Molti anziani hanno analoghi problemi di mobilità e di ridotte capacità motorie e possono anche avere l’udito e la vista limitati. Aggiungere alcuni timer e le notifiche ad alto volume, utilizzare adesivi extra-large sui forni a microonde e sugli altri apparecchi, applicare etichette con definizioni e istruzioni, si è dimostrata un’idea vincente per aiutare chi ha queste difficoltà a gestire le proprie attività quotidiane.
Flessibilità, adattabilità e spazio funzionale sono tutti fattori critici per rendere una casa più accessibile a tutti coloro che la abitano. Più si includono tutte le generazioni e tutti i livelli di abilità e mobilità nell’uso della cucina e del resto della casa, con un senso di comfort e facilità, tanto più tutti possono condividere il lavoro e il piacere di cucinare, mangiare, vivere insieme.
Modificare gli ambienti in cui vive una persona con disabilità è uno dei passaggi più importanti per aiutarla a rimanere nella propria casa nonostante le limitazioni fisiche e/o sensoriali.
Ma iniziamo dall’entrata: la porta, sempre presente se non si vive in un open space. Avere porte accessibili in casa è una delle caratteristiche di accessibilità più importanti. Ogni porta dovrebbe essere larga 85-90 centimetri e avere una maniglia a leva invece delle manopole tradizionali. Converrà installare i cardini a battente per facilitare il passaggio, in modo da dover solo spingere la porta con la sedia per aprirla, senza essere costretti ad usare la maniglia. In Italia la larghezza delle porte è regolamentata dal D.P.R. 384 del 1978.
Per una cucina accessibile, l’ideale è avere più aree di lavoro accessibili da un’unica postazione. Per chi è in carrozzina, lo spazio sotto i piani della cucina sarà libero, consentendo di avvicinarsi per usare agevolmente il piano cottura, preferibilmente ad induzione, utile per spostare agevolmente le pentole e non rischiare di dimenticare il gas aperto.
È consigliabile scegliere piani cottura elettrici con bruciatori sfalsati: se qualcuno sta cercando di prendere una pentola sul fornello posteriore, non dovrà preoccuparsi delle pentole poste sui fornelli anteriori. Si può prendere in considerazione un piano cottura elettrico che si accenda solo quando rileva la presenza di una pentola: questa è un’eccellente misura di sicurezza per garantire che un bruciatore non venga lasciato acceso.
Un forno con l’apertura a bandiera consentirà a chi è in sedia a rotelle di avvicinarsi senza ostacoli.
Chi ha problemi di motricità fine sceglierà elettrodomestici con pulsanti e manopole in rilievo perché sono più facili da impugnare, sempre sulla parte anteriore, utili anche per chi soffre del morbo di Parkinson. Al contrario, gli apparecchi con funzionamento touch pad sono ottimi per le persone che hanno una forza e un controllo limitati delle dita.
Il lavello sarà poco profondo e l’impianto idraulico sarà installato sul retro o sul lato del lavandino in modo da non interferire con lo spazio per le gambe. Si potrebbe scegliere un rubinetto touch control che consenta all’utente di aprirlo e chiuderlo con un solo tocco. I tubi dovranno essere isolati per evitare ustioni accidentali.
La lavastoviglie dovrebbe essere sollevata di circa 40 centimetri da terra, in modo che gli utenti in sedia a rotelle non dovranno sforzarsi per posizionare i piatti sul cestello inferiore e dovrà essere posizionata per risultare accessibile da entrambi i lati.
Si utilizzeranno ripiani estraibili e pensili che si abbassano, anche elettricamente, e possono spostarsi in avanti diventando più facilmente accessibili. È importante che l’utente possa avvicinarsi il più possibile alle superfici e ai contenitori senza dover girare o contorcere il proprio corpo.
Si può aggiungere un carrello con un ripiano ampio che può essere utilizzato per trasportare piatti caldi dal piano di lavoro al tavolo o per creare un’area di lavoro mobile in base alle esigenze quotidiane o straordinarie.
Avere un frigorifero con un congelatore a cassetto inferiore contribuirà a renderlo più accessibile. Un’ulteriore accortezza è che sia dotato di maniglie esterne perché sarà più facile da aprire e chiudere per chi ha problemi di destrezza.
La cappa di aspirazione potrà essere azionata con un telecomando. La lavastoviglie ed il forno possono essere posizionati a 40 o 50 cm da terra, in modo che siano frontali alla carrozzina e non richiedano lo sforzo di abbassarsi.
Un disabile con problemi di deficit muscolare potrà optare per cestoni che si aprono elettricamente sfiorandoli.
Una persona ipovedente potrà scegliere basi e pensili con ante che si aprono a 180° per evitare di urtarle con la testa o con le gambe.
È necessario progettare anche la giusta illuminazione che eviti l’abbagliamento e che sia idonea per ogni area di lavoro al fine di migliorare la visibilità e creare un ambiente di preparazione e di cottura sicuro.
Gli interruttori e i termostati saranno installati all’altezza giusta per risultare accessibili agli utenti su sedia a rotelle.
Gli interruttori delle luci, in particolare, dovranno essere posizionati in modo da non dover mai muoversi al buio. Se si può accedere in cucina da più ingressi, un interruttore multipolare della luce permetterà di accendere e spegnere le luci della stanza quando si entra e si esce da entrambi gli ingressi/uscite.
Ogni cucina accessibile deve soddisfare le esigenze di chi la utilizza: a seconda della propria mobilità, delle proprie difficoltà e capacità, alcuni aspetti potrebbero essere più importanti di altri.
La cosa più importante è creare un ambiente privo di barriere, automatizzando ciò che si può e cercando di tenere tutto a portata di mano.
Marilena Aiello
12-12-2022
