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La lettura del lunedì – Franco Bomprezzi

Cari amici, bentrovati in questo nuovo appuntamento con la lettura del lunedì che oggi dedicheremo ad un uomo straordinario, un maestro di vita: Franco Bomprezzi.

Franco Bomprezzi è stato un giornalista, uno scrittore e un blogger che ha dedicato molti dei suoi anni alla comunicazione sociale e all’informazione sulla disabilità. 

È morto il 18 dicembre del 2014, all’età di 62 anni. Sono trascorsi ormai otto anni dalla sua scomparsa; otto anni nei quali milioni di parole sono state pronunciate da decine di politici e amministratori a favore delle persone con disabilità; migliaia di buone intenzioni sono state dichiarate e presto dimenticate; poche opere sono state veramente realizzate. 

Se leggiamo e ascoltiamo tutti i propositi, più o meno buoni, più o meno sinceri, di chi si trova nelle posizioni giuste per poter decidere e determinare un vero cambiamento nella vita delle persone con disabilità, notiamo un atteggiamento spesso ingenuo (forse) e semplicistico nel pensare di affrontare l’enormità delle difficoltà da risolvere, banalizzando le soluzioni, illudendosi di poter porre rimedio a decenni di indecisioni approvando qualche decreto per disattenderlo subito dopo.

Questo non accadrebbe se si facesse riferimento alle parole che Franco Bomprezzi ci ha lasciato, considerandole un insegnamento eterno. Parole che sono state salvate e conservate da chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare con lui. Parole sempre chiare e dirette, senza dover mai ricorrere a modi di dire, ad aggettivi più o meno felici, a definizioni banali. 

Leggere oggi il pensiero di Franco Bomprezzi ci educa ad interpretare la disabilità con un pensiero maturo e libero da ogni ipocrisia. Ci insegna ancora ora, come allora, che “i disabili, non tutti, ma la parte migliore e più avveduta di loro, hanno una marcia in più, perché la vita assume, inevitabilmente, un senso più profondo e aspro. Non possiamo permetterci di sottovalutare i problemi. La nostra esistenza, necessariamente in salita, ci porta a lottare, e a vincere.”

Questa frase è pronunciata da Francesca, vera protagonista del suo romanzo “La contea dei ruotanti”, pubblicato per la prima volta nel 1999 e poi nuovamente nel 2015. Come leggiamo in questa recensione, la storia de “La contea dei ruotanti” è ambientata in una futuristica Italia del Terzo Millennio, dove una rivoluzione dei disabili porta alla nascita di uno Stato indipendente nel territorio della Bassa Padania: la contea della Sacra Ruota. 
In questa roccaforte “i ruotanti” hanno creato un ambiente adatto alle loro caratteristiche fisiche dove tutto è strutturato a misura di handicappato: non ci sono barriere architettoniche e ogni cosa si trova ad altezza di carrozzina, come i letti, i banconi dei negozi oppure i bancomat. 

“Handicap era la Misura. Handicap era la Norma. Handicap era il Potere.”

Un mondo in cui la disabilità sembra scomparire perché tutti gli abitanti, anche chi non ne avrebbe bisogno (tranne i ciechi che vivono già una condizione estrema) sono obbligati ad usare una sedia a rotelle e a vivere in case col tetto basso, usare ascensori e scivoli perché le scale sono state abolite, distrutte. Pian piano, però, alcuni abitanti si rendono conto di vivere comunque in una prigione, dalla quale sono categoricamente esclusi tutti i “camminanti”. 

E qui si torna al senso vero dell’inclusione: l’obiettivo da raggiungere non può essere una suddivisione del mondo reale tra normodotati e disabili, ma la creazione di un mondo nuovo in cui tutti possano vivere senza subire la presenza di quelle barriere architettoniche e ideologiche che impediscono la libertà di esprimere se stessi e condizionano ogni scelta di vita di una persona con disabilità e dei familiari.
In occasione della sua nomina a Cavaliere della Repubblica, nella Giornata della Disabilità del 2007, disse:
“Non si può essere liberi se non si è in condizione di vivere senza piegare la testa, senza dover chiedere”.

Per il suo impegno a cercare di rendere migliore la città in cui viveva, Milano, facendo aprire gli occhi della società civile sull’esistenza delle persone con disabilità e dei loro familiari e sui loro diritti, Franco Bomprezzi, ricevette l’Ambrogino d’oro il 7 dicembre 2005. 

Franco Bomprezzi è stato il perfetto interprete tra le persone con disabilità e la società tutta. È stato un comunicatore capace di mettere in relazione tra loro persone e organizzazioni che difficilmente trovavano punti di incontro per dar vita ad un dialogo chiaro e produttivo. 
In questo video possiamo ascoltare la sua interpretazione della parola “abilità”.

Nel 2005 scrisse il decalogo delle buone regole per comunicare l’handicap, che riportiamo interamente:

1.   Considerare nell’informazione la persona disabile come fine e non come mezzo. 

2.   Considerare la disabilità come una situazione “normale” che può capitare a tutti nel corso dell’esistenza e rispettare la “diversità” di ogni persona con disabilità: non esistono regole standard né situazioni identiche. 

3.   Scrivere (o parlare) di disabilità solo dopo aver verificato le notizie attingendo possibilmente alla fonte più documentata e imparziale. 

4.   Utilizzare le immagini, nuove o di archivio, solo quando sono indispensabili e comunque corredandole di didascalie corrette e non offensive della dignità della persona. 

5.   Quando la persona oggetto dell’immagine è chiaramente riconoscibile, chiederne il consenso alla pubblicazione. Ricorrere al parere dei genitori o dei familiari solo quando la persona disabile non è dichiaratamente ed evidentemente in grado di argomentare in modo autonomo, con i mezzi (anche tecnologici) a sua disposizione. 

6.   Avvicinare e consultare regolarmente, nell’ambito del lavoro informativo, le associazioni, le istituzioni e le fonti in grado di fornire notizie certe e documentate sulla disabilità e sulle sue problematiche. 

7.   Ospitare correttamente e tempestivamente le richieste di precisazione o di chiarimento in merito a notizie e articoli pubblicati o diffusi. 

8.   Considerare le persone disabili anche come possibile soggetto di informazione e non solo come oggetto di comunicazione. 

9.   Eliminare dal linguaggio giornalistico (e radiotelevisivo) locuzioni stereotipate, luoghi comuni, affermazioni pietistiche, generalizzazioni e banalizzazioni di routine. 

10.  Concepire titoli che riescano ad essere efficaci e interessanti senza cadere nella volgarità o nell’ignoranza e rispettando il contenuto della notizia. 

Invitandovi a leggere i suoi scritti che parlano di welfare, diritti e disabilità, raccolti dall’associazione LEDHA in questo vademecum dal titolo “La disabilità è negli occhi di chi la guarda”, concludiamo la nostra lettura del lunedì con un suo pensiero, che si conferma un grande insegnamento per tutti noi:

“Non fermarsi mai, provare ogni giorno a rendere pieno di senso il nostro vivere. Non sempre è possibile, non sempre è facile. Ma guardare all’indietro non aiuta, mentre progettare il futuro ti permette di immaginare un mondo nel quale le nostre battaglie, i nostri ideali, le nostre speranze, in qualche modo potranno avere una risposta. Tutti insieme”.

Marilena Aiello
5 – 12 – 2022


Biografia di Franco Bomprezzi

“Giornalista a rotelle, classe 1952, blogger, interista per passione”. Così Franco Bomprezzi si presentava sul suo profilo Twitter. Nato a Firenze, il 1° agosto1952, era affetto fin dalla nascita da osteogenesi imperfetta. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso la redazione padovana del “Resto del Carlino” per poi passare al “Mattino di Padova”. Nel corso degli anni, ha condotto un’intensa attività giornalistica sui temi della disabilità: ha fondato e diretto alcuni importanti portali d’informazione come “Superabile.it” e “Superando.it”; animatore del blog InVIsibili sul Corriere della Sera e autore del blog “FrancaMente” sul sito di Vita.it.

Giornalismo, impegno politico e civile sono stati tre elementi inscindibili nella vita di Franco. Che nel 1978, a soli 26 anni, è entrato a far parte del consiglio comunale di Padova. Ha dedicato grande energia e impegno per la promozione dei diritti delle persone con disabilità. Tra il 1995 e il 2001 ha ricoperto il ruolo di vicepresidente e, dal 1998, quello di presidente nazionale della Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare). Dopo aver svolto per molti anni il ruolo di portavoce, nel 2013 Franco ha assunto la presidenza di LEDHA, succedendo a Fulvio Santagostini. Per circa un anno, ha ricoperto il ruolo di delegato del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, per le Politiche sulla disabilità. Lo scorso giugno era stato nominato consulente di supporto della Task Force per l’accessibilità di Expo Milano 2015.

Nel 2005 la città di Milano gli ha tributato l’Ambrogino d’oro, massima onorificenza civica. Il 3 dicembre 2007 è stato nominato Cavaliere della Repubblica dal presidente Giorgio Napolitano. Ha pubblicato i libri “Io sono così” e “La contea dei ruotanti”.

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