Cari amici, bentrovati in questo quarto appuntamento con la lettura del lunedì in cui parliamo di diversità e inclusione. La diversità è umana!
La lettura di oggi inizia con lo sguardo dei bambini sulla disabilità per scoprire che il loro punto di vista e le loro emozioni dovrebbero essere anche le nostre e che dovremmo permettere loro di insegnarci ad accogliere la diversità come un valore aggiunto che crea quelle differenze che fanno avanzare il mondo e non come un limite sul quale costruire muri invalicabili.
I bambini, se interrogati dagli insegnanti, dagli psicologi e dagli assistenti sociali, spiegano, con una naturalezza e una saggezza disarmanti, che se fossimo tutti uguali il mondo sarebbe un posto noioso, che ognuno di noi ha delle caratteristiche proprie e uniche per le quali diventa prezioso per il gruppo di amici, per la classe, per la comunità.
Il titolo della lettura “La diversità è umana” è la frase di un bambino che, in estrema sintesi, ha detto tutta la verità che dovrebbe guidarci nell’educazione all’accoglienza delle persone con disabilità, siano essi bambini, adulti o anziani.
L’anno scolastico è iniziato da poche settimane, le classi sono già formate e gli alunni con disabilità vivono la loro esperienza scolastica insieme a tutti gli altri, senza più subire la discriminazione di una classe separata che fino a pochi anni fa non era intesa come emarginazione dal sentire comune, ma vissuta come tale dai bambini e dai ragazzi con disabilità e dalle loro famiglie.
Oggi ci sembra tutto normale, ma questa realtà rappresenta un traguardo raggiunto dopo 40 anni di politiche di integrazione prima e di inclusione dopo.
Si è compreso, infatti, grazie alla sensibilità di alcune persone, all’intuito di altre, alla volontà di tutti, che il rispetto per le differenze e per la disabilità in particolare, inizia sì in famiglia, prima origine dei valori etici, ma deve continuare a scuola, in un ambiente in cui tutti sono incentivati ad esprimere se stessi e le loro peculiarità, in uno scambio di esperienze e sentimenti che permetterà la crescita serena ed equilibrata di tutti gli alunni al fine di acquisire una percezione positiva di sé e degli altri, imparando il senso dell’inclusione in un arricchimento reciproco.
L’inclusione sociale, considerata come valore fondamentale per un progresso equo e il miglioramento delle condizioni anche economiche della società, fa parte dell’obiettivo 10, riduzione delle disuguaglianze, dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Le persone con disabilità vengono incluse anche negli altri obiettivi per il diritto all’istruzione di qualità, per un lavoro dignitoso, per le città accessibili.
Non sappiamo se questi obiettivi saranno raggiunti veramente entro il 2030 in tutti gli Stati e le regioni del mondo, sappiamo però che la strada da percorrere è ancora lunga, soprattutto nell’impegno a eliminare la discriminazione dal nostro modo di vedere e considerare chiunque ci appaia diverso da noi.
L’abbattimento delle barriere mentali e ideologiche è un lavoro quotidiano che dovrebbe essere sempre al centro di ogni iniziativa e di ogni progetto nella costruzione e ricostruzione delle nostre strade, delle nostre città, dei luoghi di aggregazione, nei contesti scolastici, culturali, ricreativi, lavorativi.
Un mondo inclusivo è un mondo migliore per tutti
Osservare i bambini nel loro rapporto con gli altri bambini con disabilità è un’educazione all’empatia: se non condizionati dai pregiudizi degli adulti, ma incoraggiati nei loro sentimenti, ci mostrano che la condivisione, l’aiuto spontaneo nello studio, il coinvolgimento nei giochi, la sincerità verso chi considerano più fragile e quindi da difendere, sono emozioni e azioni spontanee. I bambini imparano, e ci insegnano, che accettare l’altro significa accettare se stesso. Ci insegnano a non cedere al pietismo, a permettere all’altro di esprimersi come può e come vuole, con i suoi tempi e nei suoi modi, in un clima di amicizia che non teme ipocrisia.
Tutto ciò non potrà mai essere imposto dai programmi nazionali e internazionali, ma rappresenta il recupero di quei valori umani che una società perennemente connessa sembra dimenticare.
Concludiamo questa breve riflessione, cui seguiranno gli approfondimenti nelle prossime letture, con una frase di Bruno Munari:
C’è sempre qualche vecchia signora che affronta i bambini facendo delle smorfie da far paura e dicendo delle stupidaggini con un linguaggio informale pieno di ciccì e di coccò e di piciupaciù.
Di solito i bambini guardano con molta severità queste persone che sono invecchiate invano; non capiscono cosa vogliono e tornano ai loro giochi, giochi semplici e molto seri.
Marilena Aiello
3 ottobre 2022