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La mia storia di Andrea Bianciardi

La mia sventura iniziò un lontano Natale del 1995

All’epoca lavoravo già da un anno in una Ditta di ceramiche. Facevo, neanche a dirlo, il Ragioniere. Il Ragioniere. Avessi una macchina del tempo per rimettere l’orologio, non intraprenderei nuovamente questi studi. Non che non mi fossero piaciuti o che andassi male. Anzi. Ma è che adesso ho la consapevolezza, e non pecco di egocentrismo a dirlo, che avrei fatto studi di medicina. Pazienza… Un’altra volta.

Era già un anno che frequentavo una palestra al cambio dell’ora. Pesi, aerobica, corsa un po’ di tutto. L’avevo iniziata appena sposato. Pensavo: “dopo sposati tutti ingrassano; chissà perché. Meglio correre ai ripari”. E io quando potevo correvo. E sì che correvo.

Nelle strade c’erano già da un po’ di tempo, musiche, colori, ed odori delle prossime feste. Stavo benissimo. Come chiunque al suo secondo Natale da sposato. Mi ricordo benissimo quella mattina. Come sempre al suono della radiosveglia, mi alzai dal letto. Ma c’era qualcosa che non andava. Sentivo come un formicolio diffondersi dai ginocchi verso la punta dei piedi. “Mah”, pensai, “ho dormito male. Con una doccia fredda passerà”.

Ma non fu così. Ogni giorno era sempre un pò peggio. E la stanchezza iniziava a farsi sentire. Pensavo che fosse per colpa della palestra. Non potevo di botto passare da non aver fatto nulla in vita mia a trovarmi tutti i giorni in palestra.

Decisi di rallentare. Le feste continuavano e con esse i pranzi e le cene luculliane. Passò anche la Befana, ma non quella sensazione di formicolio a cui si era anche aggiunto un dolore tipo cintura alla vita e sensazione di gomma persistente sotto alla pianta dei piedi. Nel frattempo il Dottore di famiglia mi aveva consigliato un forte anti-infiammatorio, pensando alle due discopatie oramai accertate da un pezzo. Ma nulla.

Nel frattempo al lavoro i rapporti si erano fatti un po’ tesi con i titolari ed era anche cambiato il rapporto con la mia segretaria. Dapprima molto amichevole, ma adesso molto ambiguo. Cera qualche cosa nell’aria che stava per succedere, ma di cui non avevo la pur che minima previsione di cosa volesse dire tutto quel cambiamento.

Metà Gennaio 1996. Prima visita da uno specialista di Firenze del Centro traumatologico di Firenze. Alla ricerca delle discopatie perdute. Un esame obbiettivo e scrupoloso di questo specialista escluse a priori tale diagnosi.

“Bisogna fare accertamenti” disse. Già dal quel momento mi sentii che il mondo avrebbe per me girato più lentamente.

Dopo una settimana eccomi già nel letto a Firenze per i famosi “accertamenti”. Elettromiografie, esami riflessologici, lastre e quant’altro. Tutti negativi.

Ricordo ancora che quando arrivavano via via i risultati negativi, vedevo da una parte i visi rasserenati di chi mi stava intorno, ma dall’altra quelli titubanti e interrogativi dei medici. “Ancora non è ben chiaro Signor Bianciardi. Vediamo in seguito”. Gli esami si susseguirono. Alcuni anche dolorosi. L’ultima carta da usare fu la risonanza magnetica. Due ore e 45. Interminabili. Fui trasferito con un sacco di pretesti a Siena perché “l’infiammazione” si poteva curare anche lì, più vicino a Grosseto. Senza ancora avere la benché minima idea di cosa potesse essere, fui sottoposto a cortisone giorno e notte per 9 lunghi giorni.

Le braccia sempre più nere, i lividi sempre più dolorosi, i nervi sempre più a fior di pelle. Prese sempre più campo la depressione, aiutata dall’effetto del cortisone, seguito poi da cicli di immunosoppressori. Dopo 10 giorni fui dimesso dall’ospedale senza ancora l’esatta diagnosi del caso e con i sintomi sempre più evidenti. I medici si erano resi conto dello stato confusionale in cui mi ritrovavo. Scoprii di cosa si trattava per caso.

Un giorno sfogliando Viver Sani e Belli, trovai un numero verde a cui a giorni addetti rispondeva un medico neurologo. Ero solo in casa in quel momento. Presi la linea subito. A quella Dottoressa lessi tutta la cartella clinica. Continuava a chiedermi quale fosse il responso finale, ed io a dirle “c’è scritto leucoencefalopatia multifocale.” Che di per sé dice tutto o nulla. Ovvero che c’è un problema al sistema nervoso centrale, una specie di semplice infiammazione. Mi disse: “ma non gli hanno detto che si tratta di Sclerosi multipla?” Cascò letteralmente il mondo. Ricordo ogni singolo giorno dal quel momento in poi, e fissa era la voglia di farla finita. Continuavo la cura di cortisone a casa più tutta una pletora di anticoagulanti, antiipertensivi, antiacidi, protettivi gastrici e quant’altro. Persi il lavoro perché’ ritenuto un peso e senza tanti mezzi termini. Con menzogne e falsità gratuite. Le persone ritenute amiche le scoprii false e approfittatrici.

Ero arrivato ad un bivio. I Medici per tirarmi su continuavano a dirmi che era una malattia studiata in tutto il mondo e che prima o poi qualcuno avrebbe scoperto qualcosa per curarla, rimpinzandomi nel frattempo, come se non bastasse, anche di antidepressivi.

Scartai l’ipotesi di farla finita e mi misi a studiare qualcosa che mi potesse aiutare. Conobbi un medico omeopata che mi suggerì molto tranquillamente e con molta ignoranza della materia che trattava, di leggere un libro:” la scelosi multipla non è inguaribile”. E così feci. Fu la svolta. La svolta di una vita.

Inizia da lì un percorso che dura tutt’oggi. Fatto di studio e applicazione su me’ stesso di metodologie diverse dai protocolli proposti e obbligati della medicina ufficiale. Seguendo questo metodo che si basa essenzialmente sulla alimentazione ed integrazione, i primi risultati non tardarono ad arrivare. Iniziai a sentirmi meglio e ad affrontare con più tenacia e forza le insidie del lavoro sempre più precario e insidioso.

La ditta dove lavoravo vide bene da adottare un mobbing tale da costringermi ad andarmene e così anche alcuni colleghi. Oggi avrebbero pane per i loro denti. All’epoca se ne approfittarono come pochi.
No comment, è meglio.

Pensavo di essere una mosca bianca. Parlare venticinque anni fa di sclerosi non è come oggi. Mi sentivo un appestato e quel che faceva più male era la compassione che avevo in torno. Mi spronai da solo. Definitivamente e incoscientemente buttai tutti i farmaci in un sacchetto che ancora tengo per ricordo. Una sera mi chiamò mia Zia: “in televisione c’è una ragazza di Orbetello che dice che anche lei sta bene con quello che fai te”. Il giorno dopo già avevo conosciuto lei e la sua famiglia. Mi spiegarono tutto.

Loro c’erano già passati con Giada. Fu dura la risalita ma ne valse la pena. Tornò più di prima la voglia di fare e spaccare il capello in due. Cambiai totalmente sotto ogni punto di vista. Soprattutto nel carattere, e non piacque a tutti. Ma pazienza. La vita era mia. Nacque mia figlia. Irene. Bella come pochi. Bionda, occhi verdi profondi come il mare. Profondi come è lei se la sai capire. Tornò il lavoro e la felicità che ancora regna nella nuova casa.

Questa è la sintesi di una storia lunga più di dieci anni e che ancora va avanti. Avanti nello studio, nella ricerca, nella prova e riprova di quello che si può fare oltre alla medicina ufficiale. Io l’ho fatto e lo sto facendo. Per me e per gli altri. E per chi crede in me, e per fare io quello che altri hanno fatto per me e con me. Da allora non ho mai smesso di cercare, stare attento, provare e riprovare, testare e ritestare oligo elementi, piante, cibi, litoterapici, oli e quant’altro. Carta vincente è sicuramente credere in sé stessi e non dare retta a chi ti fa sentire inferiore ad altri. La salute è tua ed è una sola. Vale la pena di curatela da solo.

Ho avuto la fortuna di scoprire e conoscere, sempre per questa voglia di ricerca e studio che ormai mi porto dietro, la Melatonina. Dapprima l’ho provata oltretutto in maniera non appropriata, per risolvere problemi di riposo. In realtà oltre a capire come deve essere assunta affinché ripristini l’orologio vitale che abbiamo tutti, ho scoperto e provato sulla mia persona i benefici sotto altri punti di vista.

Assenza totale al mattino di stordimento, stanchezza, lucidità e buon umore più disinvolti e “normali”. Aggiungendo anche che ci sono studi effettuati che dimostrerebbero la sua capacità anti-aging. L’importante è la sua estrazione. La qualità del prodotto base e dei veicolanti che vi si abbinano per l’assorbimento. Sto tuttora approfondendo, nonostante non sia la mia materia (e sempre sulla mia pelle) quello che penso possa essere un valido alleato nella lotta alla Sclerosi Multipla. Sono certo che l’abbinamento della Melatonina al metodo Kousmine sia un protocollo dai risultati sorprendenti, e non solo per tale patologia ma anche per altre patologie autoimmuni e non solo.

Per finire, volevo aggiungere che questa mia storia vuole essere comunque un messaggio di speranza per altre persone che come me si possono trovare a dover lottare da sole per qualcosa piu’ grande di loro. L’importante sono le armi giuste e credere fermamente in quello che si fa. Senza tener conto dei giudizi degli altri.

Andrea Bianciardi