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Per chi vale la CCSVI? di Paolo Destro

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Intanto, per chi non lo sapesse, cos’è la Ccsvi?

Intanto, per chi non lo sapesse, cos’è la Ccsvi?

È una scoperta medica del Prof Paolo Zamboni e l’acronimo sta per “Insufficienza venosa cronica cerebro spinale”; in poche e semplici parole descrive le malformazioni venose alle giugulari e vena azygos che i malati di Sclerosi Multipla in stragrande maggioranza hanno che causano uno scorretto deflusso del sangue dal cervello portando quindi una situazione di ipoperfusione cerebrale che potrebbe essere causa dell’insorgere delle lesioni infiammatorie tipiche della Sclerosi Multipla.

Ma come risponderei alla domanda posta nel titolo? Immediatamente direi, la Ccsvi vale per tutti! O meglio, per tutte le forme di Sclerosi Multipla. Perché? Se approfondiamo il vero significato di quanto detto dal Prof. Zamboni in più di una occasione, possiamo chiarire la mia risposta alla domanda iniziale.

Allora: se è vero, come dice il Professore, che qualsiasi cellula, anche staminale quindi, in un tessuto privo di vita non può sopravvivere, è vero che se “bonifichiamo” questo terreno la cosa cambia; potremmo quindi dire: se troviamo un modo per ripristinare una situazione da ipoperfusione (senza vita) a normale perfusione (con vita) anche una nuova cellula potrà vivere.

Cosa abbiamo oggi a portata di mano per correggere questa situazione? Una procedura che “rivascolarizzi” tutto il sistema, tornando ad ossigenarlo ed a nutrirlo, che possa servire non solo fine a se stessa ma anche per altre terapie (staminali appunto).

Questa procedura, non occorre dirlo, potrebbe essere la terapia per eliminare una situazione di Insufficienza venosa, la Ccsvi per poi approdare, per chi ne ha bisogno, ad una terapia di staminali.

Quindi la Ccsvi e il suo trattamento non dovrebbe essere posta all’attenzione solo per le forme RR ma anche per le PP e SP e nessun paziente quindi dovrebbe pronunciare con troppa leggerezza il proprio disinteresse riguardo a questa teoria in considerazione della propria forma di malattia.

Per fortuna tra un anno avremo molta più chiarezza su tutto con la pubblicazione dei dati dello studio Brave Dreams.

Paolo Destro