chiedere aiuto non è sinonimo di vergogna e debolezza
La Settimana Europea della Salute Mentale è , giunta alla sua quinta edizione e ad annunciarlo è la Mental Health Europe (MHE).
La verità è che la salute mentale ha un importanza fondamentale per l’intera società contemporanea. Quest’anno l’obiettivo della settimana è “Speak up for mental health” accenderà i riflettori sulla salute mentale dei giovani come una questione sociale di alto profilo ora e nel prossimo futuro.
Diamo forma a una vita migliore e a un futuro più luminoso per i giovani parlando di salute mentale. Tutti hanno bisogno e meritano l’accesso alle cure di salute mentale. La Settimana europea della salute mentale è un’iniziativa paneuropea che mira a sensibilizzare sull’importanza della salute mentale nella nostra vita quotidiana. Istituita e gestita dalla più grande ONG indipendente per la salute mentale in Europa Mental Health Europe (MHE), i pionieri di questo genere “movimenti di sensibilizzazione” hanno origine negli Stati Uniti, il Mental Health Month è stato avviato da Mental Health America nel 1949. Viene celebrato ogni anno con un sostegno rilevante da parte del pubblico e dei responsabili politici, da oltre 70 anni.
In Canada, la Canadian Mental Health Association ha ospitato la settimana della salute mentale durante la prima settimana di maggio per 70 anni.
Infine, anche nel Regno Unito, la Mental Health Awareness Week è organizzata dalla Mental Health Foundation la terza settimana di maggio da oltre 20 anni.
“La nostra ambizione è promuovere questa pratica positiva in tutta Europa e istituire la Settimana europea della salute mentale come una campagna paneuropea annuale sulla salute mentale che celebra il percorso verso la consapevolezza e l’azione.” (fonte: European Mental Health)
Naturalmente anche l’Italia è molto sensibile su questo argomento:” La Settimana della Salute Mentale è una iniziativa organizzata dall’Azienda USL di Reggio Emilia, dal Centro di Storia della Psichiatria S. Lazzaro, dal Comune di Reggio Emilia, dagli utenti dei servizi di Salute Mentale e dai loro famigliari in collaborazione con numerosi altri enti e associazioni.
Lo scorso anno ndicativamente dal 23 settembre al 1 ottobre 2023.
Il tema unificatore sarà “ospitalità”, con il significato sia di ospitare che di essere ospiti, sia in ambito fisico che virtuale, ma saranno accolti anche contributi su altre tematiche, legate alla salute mentale.” (https://cartedalegare.cultura.gov.it/dettagli-notizia?navId=0&tx_news_pi1%5Baction%5D=detail&tx_news_pi1%5Bcontroller%5D=News&tx_news_pi1%5Bnews%5D=293&cHash=dd105f5be781986591f9b1822c003117)
C’è da dire che la comprensione e l’apprendimento della salute mentale dovrebbero iniziare presto, a casa, all’interno delle nostre famiglie, nelle scuole e nei nostri luoghi di lavoro. In modo da poter costruire una comunità mentalmente sane, abbiamo bisogno di educazione alla salute mentale e di promuoverla attivamente.
Purtroppo, ancora nel 2024 viviamo in un mondo in cui le persone affrontano lo stigma, la discriminazione e le sfide per ottenere aiuto. Un problema mentale è visto, per ignoranza, come “pazzia”. Troppi possono lottare in silenzio, influenzando il loro benessere, le relazioni, l’istruzione e il lavoro. Una conoscenza completa della salute mentale è una base necessaria per il benessere, specialmente nel nostro attuale.
Cos’è la salute mentale?
La salute mentale è un concetto ampio che si riferisce ad uno stato di Benessere generale dell’individuo e non si esaurisce nella mera assenza di patologia o di disagio di qualsiasi genere.
I disturbi mentali, hanno varie natura comprendono: i disturbi psicotici (come la schizofrenia, il disturbo schizofreniforme, il disturbo schizoaffettivo, il disturbo delirante), i disturbi dell’umore (come il disturbo bipolare e la depressione maggiore), disturbi d’ansia, anoressia e bulimia nervose, disturbo di sostanze e di alcol, costituiscono un importante problema di sanità pubblica. Si presentano senza distinzioni d’età, sono disturbi, soprattutto, associati a difficoltà nelle attività quotidiane, nel lavoro, nei rapporti interpersonali e familiari, e sono all’origine di elevati costi sociali ed economici per le persone colpite e per le loro famiglie.
La nostra società contemporanea è stata messa a dura prova: pandemia, guerra, crisi energetica ed economica, i disastri climatici, per concludere la minaccia atomica: sono i molti eventi che stanno mettendo alla prova il nostro equilibrio psichico e che rischiano di compromettere il benessere mentale di una larga parte della popolazione.
“Secondo l’ultimo rapporto sulla salute mentale dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo una persona su otto convive con un disturbo psichico. In Italia si parla di circa 17 milioni di persone, un numero cresciuto negli ultimi anni: una ricerca dell’Istituto superiore di sanità (Iss) mostra che, durante il lockdown, l’87 per cento delle persone sopra i 16 anni ha sofferto di stress psicologico. Ad aumentare sono state soprattutto l’ansia e la depressione, rispettivamente dell’83 e del 72 per cento. Subito dopo ci sono i disturbi nell’adolescenza (più 62 per cento), le difficoltà relazionali (più 61 per cento), i problemi di coppia e con i figli (più 49 per cento) e i disagi scolastici (più 43 per cento). Sono state particolarmente colpite le donne e le persone disoccupate, ma anche e soprattutto i più giovani. ” (https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/alice-facchini/2023/03/15/squilibrio-disagio-psichico)
Ma i problemi di salute mentale non colpiscono solo i più giovani:
“In Italia, le persone che soffrono di depressione perdono in media 42 giorni lavorativi all’anno, circa uno a settimana, a cui vanno aggiunti quelli di chi si prende cura di loro. E anche per chi non si assenta dal lavoro si stima che la produttività si riduca dal 50 al 70 per cento. In totale, nel nostro paese il costo della depressione sul mercato del lavoro è di circa quattro miliardi di euro l’anno, come stimato da una ricerca dell’università di Roma Tor Vergata.” (https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/alice-facchini/2023/03/15/squilibrio-disagio-psichico)
Da un disturbo mentale non si può guarire, ma si impara a conviverci e a stare meglio grazie ai farmaci, la psicanalisi, si ma ricordiamo sempre che chiedere aiuto non è sinonimo di vergogna e debolezza. Forse le nuove generazioni sono molto più propense a sfatare questo tabù.
Anche in politica, forse, le cose hanno iniziato a muoversi ;lo scorso governo Draghi emanò il bonus psicologico, anche se adesso va potenziato.
É molto triste sapere che secondo : “AGI – L’Italia si conferma ultima in Europa per il livello di benessere mentale, ma cresce la propensione a prendersene cura e parlarne. È quanto emerge dall’AXA Mind Health Report 2023, indagine condotta da Ipsos e realizzata su un campione di oltre 30 mila persone in 16 Paesi del Mondo, tra cui l’italiano. ” (https://www.agi.it/cronaca/news/2023-03-07/italia-ultima-ue-salute-benessere-mentale-20388876/
Abbiamo chiesto alla nostra psicologa Giulia Maesano di parlare di salute mentale:”più studi, confermano pregiudizi e luoghi comuni sulle persone che soffrono di disturbi mentali.
Sicuramente sono stati fatti passi avanti nella storia, attualmente c’è maggiore conoscenza e ci sono patologie con nomi, trattamenti e cure ,e anche ,come abbiamo letto nell’articolo ,campagne di sensibilizzazione specifiche .
Prima, tutto ciò non esisteva, non c’erano tanti studi ,e più che risolvere i problemi dei malati si voleva eliminare il problema della maggioranza che voleva i malati mentali più lontani possibile, emarginati , allontanati dagli occhi del resto della popolazione. Non c’era alcuna distinzione tra patologia psichiatrica, disturbo psicologico di media entità, perfino
soggetti con disabilità neurologica e deficit cognitivi venivano trattenuti forzatamente,in molti casi perfino detenuti e torturati dentro manicomi,
si veniva divisi non solo per ‘pericolosità’, ma anche per sesso. Un annullamento fisico e psichico che culminava nelle cure e nei trattamenti: elettroshock, docce gelate, camicie di forza, lobotomie, insulino-terapia e letti di contenzione.
Una situazione , assurda,perpetrata per diversi anni fino alla legge Basaglia.
Solo 45 anni fa, il 13 maggio 1978 entrò finalmente in vigore la legge Basaglia che sancì la chiusura dei manicomi, una vera e propria rivoluzione , cambiando in modo definitivo il sistema di cura per il disagio mentale, e segnando una svolta nel mondo dell’assistenza ai pazienti psichiatrici.
Ma anche al giorno d’oggi, come precedentemente detto da Viviana,
persiste una generale “vergogna “a parlare dei propri problemi psicologici , anche non avendo patologie o condizioni di grave entità,si tende a raggruppare un po’ tutti i disturbi mentali in un unico quadro generico di “follia”.
Una frase tipica: “io non vado dallo psicologo, mica sono pazzo/a!”…
Tutto è riconducibile , a mio avviso ,dalle credenze costruite negli anni, ai pregiudizi persistenti , duri da abbattere nella società attuale.
Ad esempio, una persona che ha bisogno di aiuto per una situazione di stress, tenderà a non ricercare aiuto, a causa di queste false credenze sulla malattia mentale , e questo potrebbe farla arrivare a rifugiarsi nell’alcol o negli psicofarmaci ,piuttosto che fare qualche seduta dallo psicologo.
Un pregiudizio che può essere anche un rischio,quindi , per la propria salute , oltre che negativo per i malati mentali e le loro famiglie .
Malati mentali e familiari che oltre a vivere il dramma della situazione, si ritrovano a far fronte all’ostilità altrui …
La diversità,che sia dovuta a disabilità fisica o intellttiva, ad un comportamento o orientamento sessuale,viene da sempre relegata a stereotipi, etichettata, messa in un angolo e stigmatizzata dalla più conforme massa…
Ho cercato di individuare i principali pregiudizi da parte della società nei
confronti della malattia mentale :
– La persona malata
viene etichettata quasi sempre come violenta e aggressiva, il solo sentire il termine “schizofrenia “ , per esempio,terrorizza e allontana.
Quando il sintomo più comune in questa patologia è la “bizzarria “, comportamenti, modi di vestire e atteggiamenti particolari ma del tutto innocui. Sicuramente nei casi più gravi il soggetto, purtroppo, perdendo il contatto con la realtà, potrebbe avere reazioni anche violente ma non certo in tutti i casi ,la pericolosità è meno comune di quanto si possa immaginare: molti sono gli studi che di fatto smentiscono la teoria del “pazzo violento”.
Infatti nel corso di un anno, lo 0,2% delle persone con schizofrenia commettono reati e atti di violenza penalmente perseguibili.
In altre parole in una cittadina di 250.000 abitanti ,con la presenza di circa 2000 persone con schizofrenia, solamente quattro in un anno commettono un reato.
Possiamo infatti, constatare e sottolineare quanto la percentuale sia
più bassa di quella che riguarda le persone senza disturbo mentale.
Il che rende chiaro quanto un pregiudizio possa distorcere e influenzare il nostro modo di pensare…
In ogni caso ,il gesto violento o sconsiderato di una persona con disturbo mentale ,non giustifica il generalizzare della maggioranza verso tutti soggetti con la stessa diagnosi.
Ogni persona va considerata nella sua unicità ,non di certo stigmatizzata ,in base a idee e credenze dettate da ignoranza e superficialità…
-un’altra credenza, riguarda alcune patologie, molto spesso chi ne è affetto viene fatto sentire come colpevole…
Assurdo ma è così,pensiamo ai casi di depressione, spesso si sente chiedere sarcasticamente: “Quella persona ha tutto dalla vita, perché dovrebbe essere depressa”?
Questa domanda, che mi è capitato di sentire più di una volta, frutto di ignoranza,di fatto sminuisce la patologia stessa…
Bisognerebbe sempre ricordare che:
la depressione è una patologia mentale ed ha un insieme di cause ,sia biologiche che cause esterne , quali traumi della vita.
Dovremmo capire che di una persona ,anche se nostra amica , non conosciamo nemmeno il 60%, non possiamo conoscere il suo vissuto dai suoi primi anni di vita,non conosciamo tutti i suoi traumi ,le diverse reazioni ad esperienze passate. Oltre a questo ,le neuroscienze hanno più volte evidenziato ,attraverso studi, la presenza di anomalie presenti nel cervello di pazienti con depressione.
Pensare che la depressione sia un momento di fragilità ,che può essere evitato, rende molto complicato l’approccio terapeutico .
Le persone depresse hanno ,infatti , difficoltà a chiedere aiuto. La depressione porta alla morte, molte persone con questa patologia si tolgono la vita …
Essere depressi , non dipende dal dolore che si prova e dalle vicissitudini che si affrontano nella vita. Io ne so qualcosa, ho una malattia neurodegenerativa, ho subito , anche recentemente ,tragedie enormi. Non ho sintomi depressivi. Semplicemente, non tutti hanno le stesse capacità di resilienza ,per fattori diversi.
Alla massa piace osannare le personalità forti ,e addirittura colpevolizzare chi non mostra di esserlo, in verità , essere forti non va visto come un merito ma caratteristica della personalità . Essere fragili non è una colpa e non è un obbligo…
– Altro pregiudizio ,è quello per cui si crede che le persone affette da disturbo mentale non abbiano né capacità, né abilità, né competenze. A smentirlo basterà citare solo alcuni nomi: Abramo Lincoln, John Nash, Van Gogh, Alda Merini, Dino Campana. Avere un disturbo mentale anche grave non limita la produttività, anzi…La psicologia ha studiato più volte le capacità, la creatività e la genialità dei malati mentali , vi è correlazione tra genialità e follia. Il problema in molti casi è proprio che le abilità dei “normali “, spesso, sono espresse con un linguaggio più omologato , il linguaggio dei malati mentali è incomprensibile per la maggioranza…
Oggi, nella vita quotidiana, attraverso norme e investimenti nel campo della formazione moltissimi giovani con disturbo mentale entrano nel mondo del lavoro.
È fondamentale , dare a queste persone gli strumenti necessari per esprimere le proprie capacità . Tutti hanno il diritto di esprimersi liberamente…
“ Anche la follia merita i suoi applausi “
Alda Merini
– Altro giudizio riscontrato, è quello secondo cui la persona con disturbo mentale non si rende conto di quello che fa , ed è bollata come “incapace di intendere e di volere”, sempre, in maniera assoluta.
il disturbo mentale non sovradetermina i comportamenti e, anche se li condiziona, spesso lascia alle persone ampi margini di libertà e scelta.
Le persone, seppure limitate non vanno etichettate come totalmente i irresponsabili , ci sono una serie di gradi intermedi dove deficit cognitivi e alterazioni affettive possono causare diminuzioni ma mai totale assenza della responsabilità.
Riconoscere la responsabilità non significa credere in modo acritico che le persone con disturbo mentale siano già e sempre del tutto libere e responsabili. Significa invece adoperarsi perché possano mantenere la loro individualità e la loro identità, malgrado gli innumerevoli condizionamenti affettivi e cognitivi, relazionali e sociali.”
Viviana Giglia