Al momento stai visualizzando Sport e disabilità

Sport e disabilità

Una buona forma d’inclusione e di integrazione

La tutela dei diritti dei disabili, argomento molto complesso e vasto, passa anche attraverso la possibilità di praticare uno sport. L’attività sportiva, infatti, è un grande strumento di inclusione e di integrazione per tutti coloro che vengono lasciati ai margini della società, comprese le persone con disabilità. È, quindi, importante garantire a chi è considerato diverso la possibilità di esprimere azionile proprie capacità attraverso l’attività sportiva.

Leggiamo a tal proposito la riflessione della nostra psicologa Giulia Maesano, con master in psicologia dello sport:

Lo sport , svolto ogni giorno e rispettando il proprio corpo , senza esagerazioni è lo strumento d’ eccellenza per raggiungere benessere, in qualsiasi condizione e a qualsiasi età.

Nel mondo della disabilità è un’efficace attività riabilitativa , Dal punto di vista fisico e psicologico:

Stimolo a fare ,a socializzare, fa acquisire sicurezza e quindi accresce l’autostima.

Il disabile che pratica sport è anche più consapevole della propria disabilità, dei limiti che la disabilità impone  e cerca sempre nuovi obiettivi per superarli.

È dunque,più motivato e più positivo, preparato ad affrontare le avversità quotidiane.

Lo sport in fase riabilitativa precoce svolge una funzione molto importante da un lato, è una motivazione in più a tornare alla vita di tutti i giorni, dall’altro lato, aiuta a sviluppare abilità motorie residue.

La sua utilità non riguarda solo le disabilità croniche, come persone che subiscono incidenti o disabilità stabili nel tempo ma anche in casi di patologie neurologiche gravemente invalidanti e patologie neurodegenerative.

Lo sport è di tutti , non riguarda solo l’agonismo, non va inteso unicamente come sport competitivo,partecipare alle olimpiadi , vincere e medaglie ed essere dei grandi campioni.

 Stanno aumentando significativamente strumenti per rendere possibile l’attività sportiva anche alla disabilità più gravi.

Ci sono studi che testimoniano quanto l’attività sportiva abbia una riabilitativa particolarmente efficace in patologie neurodegenerative.

Io Giulia, ho atassia di freidreich, sono sempre stata appassionata di sport ,anche quando, purtroppo, mi sono trovata a combattere con una disabilità gravissima ho continuato a praticare sport. Facevo tennis sin da piccola, ho dovuto cambiare perché la mia malattia ha sintomi relativi alla coordinazione dei movimenti ed è veramente impossibile per me spingermi autonomamente come i giocatori di tennis su sedia a rotelle . Faccio nuoto e ho provato anche altre attività per puro divertimento : lo scii, l’equitazione, la canoa ,la scherma, il ping pong, il tiro con l’arco, l’hanbike… Non poco 😂

Inoltre , faccio sempre molta palestra insieme alla fondamentale fisioterapia. Mia madre Paola è insegnante di yoga e abbiamo deciso di creare insieme una disciplina yogica adattata anche alla disabilità gravi come la mia, l’abbiamo chiamata yogaonwheels.

Ricordo a tutti che Giulia è di Roma dove c’è più possibilità per una persona con disabilità di praticare sport.

Possiamo dire che poter praticare sport è un diritto che viene garantito a tutte le persone, compresi coloro che lottano con una disabilità.

Esistono diverse norme, sia nazionali che internazionali, che tutelano tale diritto. Ne cito qualcuna:

  • Carta Internazionale dello Sport e dell’Educazione Fisica dell’UNESCO (Parigi, 1978). Sancisce che tutti i cittadini diritto ad accedere all’attività sportiva e che essa deve essere adattata alle necessità delle fasce più deboli della società, come i bambini e le persone  con disabilità;
  • Legge 104/92 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate). La legge nazionale di riferimento per quanto riguarda la tutela delle persone con disabilità, tratta ampiamente, in più articoli, il tema del diritto allo sport per le persone con disabilità e quello dell’abbattimento delle barriere architettoniche che impediscono l’accesso e la fruizione delle strutture;
  • Decreto Legislativo 43 del 27 febbraio 2017. Tale decreto costituisce il Comitato Italiano Paralimpico e gli riconosce il ruolo di ente di riferimento principale per le attività sportive che vengono praticate dalle persone disabili.

Se neppure nella vostra città esiste una squadra, associazioni o strutture idonee, non vi rendete fare come me che ora mai è da 22 anni che frequento una palestra per normo… NNon mi sono mai risparmiata nulla da pesi, elastici e bilanceri e TRZ (spopolo su TIK TOK).

Ho trovato la mia dimensione migliore, integro anche: fisioterapia, massoterapia e logopedia.

Non siamo super eroi, abbiamo soltanto deciso di voler vivere al meglio.

Viviana Giglia

Lascia un commento